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note geologiche dei Monti Sibillini

Note geologiche dell’area di Monte Gennaro

di Carmine Allocca

Carta geologica: Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 foglio 144 Palombara Sabina. http://www.apat.gov.it/Media/carta_geologica_italia/tavoletta.asp?foglio=144

Figura 1 Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 foglio 144 Palombara Sabina (in rosso e evidenziata l’ubicazione di Monte Gennaro)

Figura 1: Carta Geologica d’Italia in scala 1:100.000 foglio 144 Palombara Sabina (in rosso e evidenziata l’ubicazione di Monte Gennaro)

Monte Gennaro appartiene al Parco Regionale Naturale dei Monti Lucretili instituito nel 1989 con la legge regionale del 26/6/1989. Rappresentano la propaggine più meridionale dei Monti Sabini. Questa catena è nota anche con il nome di: “Gruppo del Monte Gennaro”, ha come vetta più alta il Monte Pellecchia (1368 m) che domina la valle del torrente Licenza, affluente di destra dell'Aniene. Il Monte Gennaro domina la campagna romana e costituisce la massima elevazione nei dintorni di Roma.

Figura 2 Veduta del Pratone dalla cima di Monte Gennaro. (Foto di Carmine Allocca dall'archivio Zis)

Figura 2: Veduta del Pratone dalla cima di Monte Gennaro. (Foto di Carmine Allocca dall'archivio Zis)

I Lucretili insieme ai Tiburtini ed ai Prenestini sono la parte più avanzata dell’Appennino verso il bassopiano tirrenico. Le cime principali dei Lucretili sono: Monte Pellecchia (1368 m), Monte Gennaro (1271 m), Cima Casarene (1911 m), Monte La Guardia (1185 m), Monte Follettoso (1040 m), Monte Morra (1036 m) e Cima delle Serre (1007 m).

 

Dal Punto di Vista Geologico

Carta geologica estratta dalle guida geologica regionale del Lazio, nel dettaglio dall’itinerario 6 all’interno di essa

Figura 3:Carta geologica estratta dalle guida geologica regionale del Lazio, nel dettaglio dall’itinerario 6 all’interno di essa

Con riferimento alla Figura 3: Legenda (1) alluvioni e coperture detritiche recenti; (2) travertini (Pleistocene-Olocene) colate piroclastiche e piroclastici di lancio (Pleistocene); (4) depositi clastici continentali (Villafranchiano); (5) sabbie, limi, argille del ciclo postorogeno (Pleistocene); (6) sabbie argille e ghiaie del ciclo postorogeno (Pliocene); (7) calcareniti organogene (Miocene medio); (8) Successione Sabina marne afucoidi formazione del Guadagnolo (Cretacico inf. Miocene med.); (9) corniola-maiolica (Lias medio Cretacico inf.); (10) dolomie triassiche-Calcare massiccio (Trias sup-Lias inf.); (11) sovrascorrimento; (12) faglia diretta, se sepolta a tratteggio; (13) faglia indeterminata.

L’area è collocata all’interno del dominio di transizione umbro-sabino, un settore in cui la piattaforma carbonatica laziale-abbruzzese, è caratterizzata da una sedimentazione di ambiente marino poco profondo. mentre il dominio umbro-marchigiano è rappresentato, in questa fase, da depositi di mare profondo. Il ruolo del dominio sabino diventa quindi quello di transizione, tra quello U-M e quello L-A (ad esempio vediamo che nella serie calcareo-silico-marnosa (triassico superiore-Miocene) la presenza di livelli costituiti da accumuli di materiali grossolani detritici (megabrecce), troviamo infatti i meccanismi di smantellamento della scarpata continentale che hanno depositato i materiali nelle zone pelagiche. Comunque la successione di terreni che affiora in Sabina può essere considerata come una sequenza composita, ricostruita a partire dalle successioni stratigrafiche parziali che caratterizzano le falde (infatti in nessuna di esse si rinviene la successione completa). La stessa formazione presenta delle caratteristiche diverse a seconda dell’unità tettonica di cui fa parte: questo ha permesso di ricostruire la disposizione dei depositi, l’uno accanto all’atro, nell’antica scarpata sottomarina, che l’orogenesi ha sovrapposto nella posizione attuale. Si è calcolato che l’ambiente in cui si sono, in passato, accumulate le rocce della Sabina fosse esteso in senso E-W almeno per il doppio rispetto agli attuali rilievi sabini. I Monti Lucretili sono formati da una pila di quattro falde sovrapposte, le singole falde sono separate da superfici di sovrascorrimento che affiorano come linee tettoniche (Cosentino e Parotto 1992) ed in dettaglio : la linea del Monte Morra(alla base della prima unità), la linea di Monte Sterparo-Monte Castelvecchio (alla base dell’unità 2), linat T. Licenza-M. degli Elci-M. Tància (alla base dell’unità 3) e la linea Olévano-Antrodoco (alla base dell’unità 4). Quest’ultima segna la sovrapposizione dell’unità sabine su quelle della piattaforma Laziale-Abruzzese; questa corrisponde ad un sistema di sovrascorrimenti di notevole complessità.

Figura 4 Traccia di sentiero (Foto dall'archivio Zis)

Figura 4: Traccia di sentiero (Foto dall'archivio Zis)